Il caso, anzi, i casi sono noti. I "pentiti" Enzo Brusca e Giovanni Drago, due efferati killer della mafia, sono stati scarcerati e, invece di espiare in carcere la pena cui sono stati condannati, si trovano oggi a casa loro coperti dal "programma di protezione" per i pentiti.
La cosa ha suscitato indignazione e proteste. Anche noi siamo indignati e protestiamo. Non ci sentiamo, però, di aderire alle proteste del Ministro Castelli per il quale: «di fronte a chi chiede di cambiare la legge sui pentiti in seguito ad accadimenti come questi, rispondo che i problemi non si risolvono cambiando le leggi sullonda emotiva. Il punto è un altro. Dovrebbe essere il magistrato a interpretare e applicare le norme prendendo decisioni rispettose della volontà popolare. Questo a mio avviso è il vero significato della frase "La giustizia è amministrata in nome del popolo", che apre il titolo quarto della Costituzione. Parole che ho voluto fossero riportate in ogni Corte dappello dItalia».
Cosa vuol dire Castelli quando afferma che il Parlamento non deve cambiare, "sull'onda emotiva" del popolo, la legge sui pentiti ? Se il problema è "l'onda emotiva" possiamo concordare, ma non possiamo neppure dimenticare che è proprio il Parlamento l'organo costituzionale che, più di ogni altro, vive in simbiosi con il popolo esercitando la sovranità che ad esso appartiene per il disposto dell'art.1 della Carta Costituzionale. I magistrati non devono interpretare e applicare la legge nel rispetto di una generica "volontà popolare", ma solo nel rispetto di quelle leggi che sono espressione del Parlamento e quindi della stessa volontà. Lo "scaricabarile" non ci piace, specie quando esso intende abdicare alle responsabilità attribuite dalla Costituzione al Parlamento e al suo potere legislativo.
Le parole di Castelli ci piacciono ancora meno se con esse intende lanciare un ennesimo attacco alla magistratura, attribuendole colpe che non le appartengono. Ma forse è solo un modo per nascondere la coda di paglia della inerzia legislativa in materia di "giustizia" e dell'iperlavoro parlamentare per sottrarre ai giudici imputati eccellenti, sottrazione che, ne siamo certi, Castelli sa non essere in sintonia con la "volontà popolare".
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