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Da Stato e regioni un fiume di denaro alla Chiesa cattolica

Mentre, sotto i vessilli della cd "parità scolastica", le regioni marciano spedite verso il finanziamento pubblico delle scuole private, non meno speditamente marciano verso il finanziamento degli oratori, delle parrocchie e degli istituti religiosi cattolici. Una marcia a tappe forzate che si avvia ad avere il suggello del Parlamento nazionale anche se, invero, una certa differenza c'è tra la legge nazionale, in via di approvazione definitiva da parte del Senato, e le varie legislazioni regionali.

La prima, infatti, sembra non prevedere finanziamenti specifici a carico dell'erario statale, ma solo incentivazioni quali il comodato gratuito di immobili; al contrario le regioni stanziano miliardi di vecchie lire, che quasi ovunque vanno ad aggiungersi ad altre provvidenze già stanziate con singole leggi in favore delle famiglie, dei giovani, delle attività culturali, delle attività sportive e ricreative, oppure in favore del recupero edilizio degli edifici di culto ed annessi immobili parrocchiali ed oratoriali. Provvidenze regionali che, a loro volta, vanno a sommarsi a quelle stanziate dai singoli comuni. Ma vediamo ora quale è lo stato della legislazione nazionale e regionale.

Presentato dai parlamentari del CCD/CDU, il disegno di legge recante "Disposizioni per il riconoscimento della funzione sociale svolta dagli oratori e dagli enti che svolgono attivita' similari e per la valorizzazione del loro ruolo" è stato approvato dalla Camera il 16 luglio scorso con i voti della destra e di gran parte della sinistra (404 voti favorevoli, 19 voti contrari di R.C. e PdC.I, 14 astenuti compreso il gruppo dello SDI). Nell'occasione DS e Verdi hanno sottolineato come la legge "rispetti i diversi orientamenti filosofici, culturali e religiosi della società» e il «principio di laicità dello Stato».
Nel fare riferimento a varie attività (dal favorire la socializzazione di minori, adolescenti e giovani di qualsiasi nazionalità residenti nel Paese, alla diffusione dei valori dello sport e della solidarietà), all'art.1 il testo recita che : «Lo Stato riconosce e incentiva la funzione educativa e sociale svolta mediante l' attività di oratorio, dalle parrocchie e dagli istituti religiosi cattolici, nonché dalle altre confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato un’intesa, ferme restando le competenze delle Regioni e degli enti locali in materia». L'approvazione ha visti soddisfatti, oltre a tutti i settori del cattolicesimo politico, anche i DS e i Verdi che hanno sottolineato come la legge "rispetti i diversi orientamenti filosofici, culturali e religiosi della società» e il «principio di laicità dello Stato».
Non meno soddisfatti, ovviamente, i diretti interessati.

Come si è detto sopra, le regioni non hanno atteso i tempi del Parlamento nazionale e così il Friuli V.G. ha battuto tutti sul tempo con la legge finanziaria del 22 febbraio 2000 n. 2; in Calabria la legge regionale n.16 è stata approvata il 2 maggio 2001; in Lazio la n.13 è del 13 giugno 2001; in Abruzzo la n.36 è del 31 luglio 2001; in Piemonte la finanziaria n.21 è del 3 settembre 2001 (in questi giorni è in discussione una legge specifica); in Lombardia la n.22 è del 23 novembre 2001 e va ad aggiungersi alla n.26 dell'8 ottobre 2002 sullo sviluppo dello sport e delle professioni sportive in Lombardia; dal 1997 l'Umbria finanzia con la legge n.21 la promozione sportiva e ricreativa degli oratori. In cammino, oltre al Piemonte di cui si è detto, vi sono anche l'Emilia Romagna, la Liguria, la Basilicata, le Marche, il Molise, la Puglia.

Regioni amministrate dalla destra e regioni amministrate dalla sinistra, tutte protese a far ricadere soldi su parrocchie ed oratori, soldi che vanno ad aggiungersi ai circa 1500 miliardi (ma i dati non sono recentissimi) salvo conguagli che ogni anno lo Stato italiano versa alla Chiesa cattolica su quanto incassa con l'8 per mille sui tributi diretti (solo un 10% circa va in opere di carità nel terzo mondo e circa il 40% in stipendi ai preti).

Da cittadini italiani e da laici, noi crediamo che sia assolutamente necessario porre un argine al fiume di denaro che dalle tasche dei contribuenti prende la via degli enti e delle opere della Chiesa cattolica. Vorremmo che ogni regione inserisse nelle proprie leggi il divieto di cumulo di provvidenze; vorremmo anche che venisse nominata una Commissione parlamentare che, con l'ausilio della Corte dei Conti, tracci una accurata mappatura dei finanziamenti pubblici alla Chiesa cattolica e, soprattutto, accerti se quei finanziamenti non potevano essere più opportunamente impiegati per iniziative di stretta competenza pubblica. Anche perchè, ove le tasse dei cittadini non servano a finanziare direttamente i bisogni delle pubbliche istituzioni, l'etica politica vuole che sia ridotta l'imposizione fiscale, lasciando alla liberalità dei singoli contribuenti la scelta di quali istituzioni private finanziare.

Attività oratoriale



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