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Vignetta tratta da www.segnalidifumo.it
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Il Prof. Dino Cofrancesco è Direttore del Dipartimento di filosofia dell'Università di Genova e apprezzato collaboratore del Corriere della Sera e della rivista Liberal. In occasione del III° Meeting Nazionale dei Liberali, svoltosi a Viareggio il 7/8 dicembre 2002, ha fatto pervenire a Liberalitalia il seguente contributo di pensiero. |
AUTONOMIA: UN CONCETTO ESTREMAMENTE AMBIGUO
di Dino Cofrancesco
L'osservatorio privilegiato dei mutamenti epocali non è il teatro della 'grande politica' in cui ci si batte a colpi di slogan altisonanti ma la vita quotidiana, che ci mette alle prese con difficoltà che le leggi e i decreti amministrativi ci aiutano a superare o, al contrario, ci rendono insormontabili. Ogni epoca ha la sua particolare retorica. Da qualche tempo, sia a destra che a sinistra, si va diffondendo l'idea che ,alle origini di tutti i nostri guai - dalla crisi della democrazia rappresentativa ai crescenti segni di recessione economica - , ci sia lo Stato giacobino e accentratore, lo svuotamento delle province e delle regioni a vantaggio della capitale, la riduzione dell'uomo ad atomo sociale, privo di legami naturali, un Welfare State, rigidamente gestito dal centro, tanto costoso quanto inefficace.
La ribellione a un così triste destino si compendia in un toccasana definito come il contrario del centralismo: l'autonomia. Questo termine, spesso usato come sinonimo di 'libertà', dovrebbe significare recupero della pienezza dei diritti individuali, rottura delle catene statali, aumentate chances di movimento, crescita di risorse vitali, acquisito senso di responsabilità.
Dovrebbe, ma non è sempre così. L'autonomia, infatti, è un concetto estremamente ambiguo. Da una parte, può essere una premessa necessaria della democrazia; dall'altra, una serva docile al servizio delle 'radici', ovvero di appartenenze sociali e territoriali che ci ritroviamo per nascita, non per libera scelta: nel primo caso, viene richiesta per avvicinare i cittadini al governo della cosa pubblica; nel secondo, per preservare paesaggi materiali e spirituali minacciati dal processo di modernizzazione.
Quando lo Stato era 'accentrato', quando tutto si decideva a Roma, gli italiani si muovevano liberamente da un capo all'altro della penisola: era (relativamente) facile trasferirsi, cambiare usi e abitudini, rifarsi una vita a sei/settecento chilometri dal luogo natio. E' un capitolo della nostra storia che rischia (forse) di chiudersi per sempre se prevarrà una concezione dell'autonomia ispirata non al principio "La Sicilia ai Siciliani, la Liguria ai Liguri" - ovvero "ogni regione deve essere amministrata dai suoi abitanti" - ma all'altro: "I Siciliani in Sicilia, i Liguri in Liguria" - ovvero "ogni regione deve preservare le proprie caratteristiche etniche, linguistiche e culturali, legando gli abitanti al territorio in tutti i modi possibili".
Nel dibattito in corso sulla devolution, sembra che ci si preoccupi solo delle prerogative dello Stato e dei poteri che debbono o non debbono essere assegnati alle regioni, ma per nulla delle ricadute che sui diritti e sulle libertà individuali avranno le autonomie richieste dal Polo sommate a quelle già realizzate dall'Ulivo. La spiegazione sta nel fatto che l'allargamento della sfera pubblica resta pur sempre un bene per tutti - destra e sinistra - sicché; il contenzioso verte sulla sua dimensione locale (regionale) o nazionale ovvero su chi abbia maggiore diritto a invadere e a colonizzare la sfera privata e i diritti dell'uomo qualunque - lo Stato o le regioni.
In realtà, se non si liberalizza seriamente la società civile, se non arretra sensibilmente lo spazio del governo, il 'federalismo' finirà per diventare un sistema di doppia sudditanza - a Roma e a Varese. Non si dimentichi che, negli Stati Uniti, la libertà di movimento da uno Stato all'altro è assoluta, pur essendo ciascun Stato 'sovrano' (per le materie non espressamente delegate al governo federale) in virtù della minore presa dei poteri pubblici (federali o statali) sulla vita dei singoli e dei gruppi sociali. Oggi, in Italia, grazie alle 'autonomie' del centro-sinistra (da Bassanini ad Amato) e a quelle in corso del centro-destra, è più facile che il biblico cammello passi nella cruna dell'ago che un docente universitario passi da Roma a Camerino.
"L'un popolo e l'altro sul collo vi sta", poetava già don Lisander... |
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