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La Banda del Cimino

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Data pubblicazione: 11.06.2003 16:32


La prima ed organica formazione partigiana operante tra Roma e Viterbo fu organizzata dal Prof. Mariano Buratti, iscritto al PLI (1).

Nato a Bassano di Sutri il 25 gennaio 1902, fu allievo di Guido De Ruggero. Laureato in lettere, insegnò Storia e Filosofia nel Liceo Classico di Viterbo, facendosi notare per una aperta professione di idee liberali. Aderì al movimento dei Gruppi di Ricostruzione Liberale e dopo 1'8 settembre si ritirò sui monti del Cimino, raccogliendo attorno a sé ufficiali, paracadutisti, soldati sbandati e numerosi ex-allievi. La « Banda del Cimino» compì azioni di guerra, sa­botaggio, assalto a colonne tedesche in marcia. Il 12 dicembre 1943 venne catturato dai tedeschi; incarce­rato in via Tasso, non confessò i nomi dei compagni, ma si assunse l'intera responsabilità degli atti della Banda. Condan­nato a morte, cadde fucilato al Forte Bravetta con altri 9 con­dannati il 31 gennaio 1944.

Al comando del Col. Silvestri, rappresentato da Mario Bona nel Comando Unico Militare presso il CLN Centrale di Roma, operava anche la Banda di Val Montone.
Particolarmente vicini i liberali furono costantemente alle formazioni clandestine degli ex-militari dell'Arma dei Carabi­nieri e della Finanza ed al movimento che faceva capo al Col. Montezemolo. Il PLI appoggiò il tentativo di Bonomi nel tardo autunno del '43 di unificare il Comando Militare della lotta clandestina nel Comitato Aggiunto al quale partecipasse, quale settimo membro, lo stesso Montezemolo in rappresentanza dei militari. L'operazione doveva più tardi riuscire in Piemonte con la rappresentanza dei militari autonomi affidata al PLI e nel Co­mando del CVL affidato al Generale Cadorna, per tutta l'Italia occupata.

Tra i caduti delle Ardeatine, il 24 marzo, vi furono gli organizzatori liberali Avv. Giuseppe Medas, distributore di stam­pa clandestina, il Col. Talamo Manfredi ed il Magg. Lusena.

NOTE

(1) TROISO Armando, Roma sotto il terrore nazi-fascista (8 set­tembre-4 giugno 1944), documentario, Roma, Mondini, 1944, p. 157. Pisci­telli, già citato, afferma che: « una forte coscienza politica non fu, in complesso, appannaggio delle bande laziali... ivip. 207 » e più oltre aggiun­ge: « Sui primi di dicembre le bande più attive operanti nel Lazio, erano dirette, a nord, dal dotto Manlio Gelsomini e dal prof. Mariano Buratti, organizzatore della cosiddetta "Banda del Cimino", ambedue di ten­denza comunista », ivi p. 217, commettendo un grave falso storico, nem­meno spiegabile per mancanza di informazioni in quanto il Piscitelli conosce il Troiso, ampiamente citato nel corso della sua storia della resistenza romana.


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