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Il Governo Badoglio ed il problema istituzionale


Mentre ormai ci si avviava, a seguito dei colloqui di Ravello tra il Re e De Nicola, alla luogotenenza e premevano le grandi questioni che la non lontana liberazione di Roma metteva sul tappeto, vide la luce il primo settimanale liberale napoletano, che divenne l'organo ufficiale del PLI, sino alla liberazione di Roma.

Primo direttore de «La Libertà» fu Alfredo Parente non avendo potuto accettare tale incarico Corrado Alvaro che in un primo tempo vi era stato officiato ed a nome del quale era stata ri­chiesta l'autorizzazione alla commissione alleata di controllo per la pubblicazione del periodico (1). Gli ultimi numeri del giornale videro Guido Cortese alla di­rezione de «La Libertà» che con il numero 26 del 27 agosto 1944 sospese le pubblicazioni per riprenderle dopo poco come quoti­diano con il titolo « Il Giornale ».

A metà marzo, in successivi colloqui, si pose da parte di De Nicola il problema di opportunità di mutare in Unione Liberale il ricostituito Partito Liberale, allargandone le basi ed i consensi. Croce insistette sull'opportunità di un appello più che agli uomini ai partiti vicini all'idea liberale e ne parlò con Morelli a Sorrento il 19 marzo, ma nella successiva riunione con Parente, Cassandro e Morelli del 31 non se ne parlò più, soffermandosi i la­vori della riunione sugli indirizzi giornalistici del settimanale liberale.

Mentre la preclusione liberale alla collaborazione col Governo Badoglio permaneva in attesa delle decisioni del Re relative alla abdicazione ed alla luogotenenza, l'improvviso colpo di rotta im­posto da Ercoli il 2 aprile, appena giunto dall'URSS, al PCI portò quel partito all'aperta collaborazione con Badoglio, rimandando la soluzione dell'abdicazione alla conclusione della guerra contro i tedeschi. La Giunta eletta dal Congresso di Bari, riunita il 4, ascoltava un intervento assai critico dell'Omodeo contro la proposta colla­borazione comunista con Badoglio, che il 5 dello stesso mese i partiti liberali, democristiano e della democrazia del lavoro, re­spingevano con un duro ordine del giorno. Morelli, Cassandro, Calvi con Croce discussero nuovamente 1'8 aprile la posizione comunista, decidendo di intervenire ancora con gli Alleati, i quali, rispettosi verso l'Unione Sovietica, non ap­pariva avessero pienamente valutato il passo di Togliatti che si­gnificava porre decisamente monarchia e governo in una sfera di azione dominata dal PCI. Rendendosi conto delle ragioni liberali, gli Alleati fecero un nuovo passo col Re a favore della sua abdicazione e della luogote­nenza, giungendo ad ottenere l'accettazione con un proclama che, tramite l'Acquarone e l'Arangio Ruiz, venne fatto leggere per le eventuali proposte correzioni al Croce il 12 aprile.

A Sorrento, il 14 aprile, Badoglio personalmente si recò a far visita al Croce concordando la ricostruzione di un nuovo Gabi­netto che lui stesso avrebbe presieduto con collaboratori nuovi salvo qualche militare e qualche tecnico e non compromessi con il passato regime che a lui la Giunta di Bari avrebbe segnalato. In quel colloquio si fecero alcuni nomi, tra gli altri quello di Luigi Einaudi, proposto ministro per le finanze, nella speranza di riuscire a farlo rientrare dalla Svizzera in Napoli. Il colloquio con Badoglio proseguì il giorno dopo, alternato con incontri di Croce con Morelli relativi alla scelta dei ministe­riabili. Nei giorni seguenti a lungo si discusse tra i partiti delle do­sature dei diversi uomini da segnalare a Badoglio, tra l'impunta­tura del Partito d'Azione che propose Croce alla Presidenza del Consiglio per buttare a mare le trattative e gli accordi con Ba­doglio.

La formazione del nuovo Governo Badoglio era cosa fatta il 24 aprile del 1944 con l'ingresso di tutti i partiti della Giunta nel nuovo Ministero, ad eccezione del Partito Democratico Libe­rale, che - non riconosciuto dal Comitato Centrale di Libera­zione di Roma - compromessosi troppo con il governo di Ba­doglio durante il regno di Brindisi, ebbe la risoluta opposi­zione, all'ingresso del proprio rappresentante Rubilli nel nuovo Governo, da parte del Partito d'Azione a cui Badoglio non poté, per salvare il raggiunto faticoso accordo, non concedere tale diniego. Nello stesso giorno il nuovo ministero si recava a Ravello a rendere omaggio al Re.

Per ratificare gli accordi raggiunti, nella domenica del 23 aprile si svolse in Napoli una riunione del Comitato Direttivo del PLI per le Terre Liberate, sotto la presidenza di Benedetto Croce (2). Il Prof. Vincenzo Arangio Ruiz rassegnava le dimissioni da Vice-presidente del Comitato ed all'unanimità era designato a succedergli il Prof. Enrico Altavilla. Pure all'unanimità veniva incaricato di esercitare le funzioni di Segretario Generale del PLI per l'Italia Liberata il Dott. Giovanni Cassandro. Preso atto della soluzione della crisi di Governo, il Comitato del PLI riaf­fermava la propria solidarietà ai liberali chiamati a far parte del secondo ministero Badoglio (22 aprile - 18 giugno 1944). Nel secondo Ministero Badoglio per i liberali vi erano: Bene­detto Croce, ministro senza portafoglio; Vincenzo Arangio Ruiz, ministro di Grazia e Giustizia; Renato Morelli, sottosegretario al­la Presidenza del Consiglio; Mario Bergami, sottosegretario al Ministero della Agricoltura e Foreste. Il Comitato deliberò inoltre di convocare per il mese di maggio un Congresso Nazionale del PLI con la partecipazione dei rappresentanti di tutte le regioni liberate e con i liberali che ave­vano oltrepassato le linee.

NOTE

(1) Il documento che autorizza la pubblicazione de «La Libertà» è a mani Amelia Cortese Ardias in Napoli.

(2) Il resoconto sommario della Riunione del Comitato Direttivo del Partito Liberale Italiano del 23 aprile 1944 sta in: «La libertà », a. I, n. 8, 27 aprile 1944, p. 2.


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