Decisa la convocazione degli Stati Generali Liberali

Sabato 6 novembre si è riunito a Bologna il Comitato esecutivo di Liberalitalia. La riunione aveva lo scopo di valutare la sintonia dell'imminente congresso del PL (3/4 dicembre a Roma) con il progetto complessivo degli Stati Generali Liberali. Al termine di un lungo e puntiglioso esame degli atti di convocazione e delle informazioni acquisite, il Comitato ha concluso per una sostanziale diversità tra il progetto, che verrà sottoposto agli iscritti del PL, e quello proposto da Liberalitalia per gli SG. In particolare, il primo progetto è fondato su di un patto federativo, del solo PL, con il Nuovo PSI ed il PRI dentro lo schieramento berlusconiano; inoltre non può considerarsi come riunificatorio delle varie anime liberali , in quanto il congresso è riservato ai soli iscritti al PL con esclusione di quanti, non iscritti, auspicano l'autonomia dei liberali dai due schieramenti. Il secondo progetto (quello degli SG), invece, si propone di chiamare a raccolta tutti i liberali, senza distinzione di provenienza politica, nè discriminazione tra chi ha o non ha una tessera di partito, per dare vita ad una nuova formazione politica che faccia della "diversità" liberale l'elemento fondante di una strategia politica alternativa agli schieramenti di destra o di sinistra ed ai partiti che vi aderiscono. Sotto questo aspetto, non verranno poste preclusioni agli iscritti al PL, nè chiesto loro di rinunciare all'iscrizione ad esso, purchè dichiarino esplicitamente di condividere l'autonomia liberale dai due schieramenti.
Al termine della riunione il Comitato ha deliberato di convocare gli Stati Generali Liberali entro il mese di febbraio 2005, affidando al Presidente gli aspetti organizzativi. Il Presidente si è riservato, previa consultazione con le associazioni aderenti, di riferire in una successiva riunione sulle opzioni possibili circa la data ed il luogo di convocazione ed ogni altra opzione che garantisca la migliore riuscita dell'iniziativa.

Avviso agli utenti di questo sito

Gli aggiornamenti hardware e software del nostro server comporterebbero un imponente aggiornamento anche del nostro sito. Dovendo scegliere tra l'aggiornamento del vecchio sito ed il suo integrale rifacimento, abbiamo optato per questa seconda soluzione. Non ci aspettavamo tanto presto una crescita così impetuosa di liberali.net, sia quanto a numero di utenti registrati, sia quanto a semplici visitatori, sia quanto a pagine lette. Ci giungono ogni giorno testimonianze di interesse e simaptia da amici liberali di ogni parte d'Italia: proprio queste testimonianze ci hanno fatti convinti che liberali.net costituisce oggi un punto di riferimento insostituibile per tutti coloro che attendono con speranza che i liberali italiani, a qualunque anima liberale essi appartengano, abbandonino settarismi, personalismi e divisioni per dare vita ad un nuovo soggetto politico unitario capace di competere autonomamente con gli schieramenti di destra e di sinistra. In questa prospettiva abbiamo acquisito la consapevolezza che liberali.net necessitasse, non solo di un software più potente e coerente con l'evoluzione del web, ma anche di una completa riorganizzazione della sua impostazione e dei suoi contenuti. E' quanto ci accingiamo a fare nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, confidando nella comprensione di tutti coloro che ci hanno sin qui seguito e sostenuto.

Grazie a tutti e ... arrivederci a presto !

NB: Compatibilmente con i lavori di integrale ristrutturazione del sito e per non interrompere del tutto i nostri contatti durante gli stessi, vedremo di inserire qui sotto alcuni editoriali sui fatti più significativi della politica italiana.

AGGIORNAMENTO AL 30.10.2004 - Prosegue il lavoro di allestimento del nuovo sito. Dopo alcune verifiche tecniche, è stato deciso di acquistare un server tutto nostro che ci pone al riparo da molti problemi, non ultimo quello dello spazio esiguo e costoso degli Internet Server Provider. Ai tecnici che stanno facendo un lavoro meraviglioso va il nostro grazie più sentito, così come un grazie va all'altra amica che si sta occupando del design: anche questo lavoro subirà qualche inevitabile ritardo, reso più sopportabile dal fatto che, comunque, nei primi tempi il nuovo sito potrà usufruire di un design incluso nel programma. Come abbiamo detto in precedenza i tempi tecnici sono dovuti anche al fatto che il programma, da noi scelto per le sue importanti caratteristiche innovative, è quasi del tutto sconosciuto in Italia, pur essendo largamente utililizzato negli USA da università e grandi società. Il programma non è predisposto per la versione italiana e la traduzione dei comandi e dei messaggi ci richiederebbe tempo che non abbiamo: una limitazione di scarso rilievo, vista la diffusa conoscenza della lingua inglese, specie tra quanti navigano in internet. In ogni caso, stiamo lavorando alla traduzione in italiano del corposo "tutorial", al fine di consentire a tutti di cogliere facilmente ogni opportunità offerta dal sito La limitazione di cui si è detto è, però, compensata, da un'impostazione rivolta principalmente ad offrire agli utenti un proprio spazio personale adattabile ai più svariati scopi, oltre che alla organizzazione e gestione di gruppi di lavoro. Quest'ultima necessità era stata fermamente auspicata sia da Liberalitalia, sia dalle più recenti riunioni del Comitato promotore degli "Stati Generali Liberali".

Annunciato per il 3 e 4 dicembre un primo tentativo di riunificazione dei liberali.
Speriamo che non sia solo un soffio.

I liberali dove sono ? se ne stanno zitti zitti, arroccati nelle loro associazioni culturali a dirsi "come eravamo bravi". I liberali impegnati politicamente (almeno quel poco, anzi pochissimo, che resta di loro) assomigliano più a quei cantanti di un tempo, fatti fuori dall'evoluzione del mercato e dei gusti musicali, ma che riescono a strappare qualche lacrimevole apparizione in TV. Quei liberali sono come loro: cantano "Papaveri e papere" o "Avvinta come l'edera", parole e musiche di un bel tempo che fu; non hanno più alcuna ispirazione o qualche idea nuova da trasmettere a chi li ascolta. Non se ne danno peso, coinvolti come sono ad impietosire i padroni della politica perchè concedano loro qualche posticino di seconda fila o di loggione. Di tanto in tanto si svegliano con l'ambizione di rivivere i bei tempi che furono, ma non si rendono conto che per tutti l'impresa è disperata quanto quella di rilanciare l'industria discografica facendo affidamento su quei cantanti di cui si è detto.

Il 3 e il 4 dicembre il PL di De Luca chiama a raccolta i liberali per riorganizzarli in un nuovo partito, magari sotto il simbolo e il nome del vecchio PLI. Un'idea bellissima alla quale sono tanti a guardare con speranza. C'è solo da augurarsi che non siano vere le voci secondo le quali questa iniziativa è fortemente voluta e sostenuta dal Nuovo PSI, fermamente radicata a sostegno dello schieramento berlusconiano, chiusa ad ogni partecipazione dei liberali che militano nella Margherita e a quelli che rifiutano ogni schieramento di destra e di sinistra, con un organigramma preconfezionato che vede alla segreteria il detto De Luca e alla presidenza (guarda guarda, chi si rivede) quell'Altissimo che ha portato il PLI al fallimento (nella piena accezione del termine). Non vogliamo dar credito a simili voci, anzi crediamo che siano state messe in giro ad arte per boicottare l'iniziativa.

Resta, comunque, un equivoco di fondo da chiarire. Sul sito del PL è stata pubblicata una lettera di Stefano De Luca del 15.09.2004, ove si dice che tra Nuovo PSI, PRI e PL è stata avviata la costituzione di una Federazione laica, liberale e socialista. Peraltro, nessuna decisione in tal senso sembra sia stata assunta dal Consiglio Nazionale del PL, sicchè viene da chiedersi: il prossimo congresso ha lo scopo di ratificare la decisione solitaria di De Luca per quella Federazione, saldamente ancorata allo schieramento berlusconiano ? o ha, invece, lo scopo di unificare veramente i liberali, offrendo ad essi le più ampie garanzie di non essere a priori coinvolti in alcuno schieramento ? Perchè, se così non fosse, ci troveremmo di fronte ad un semplice rimescolamento delle carte liberali nello schieramento berlusconiano, senza garanzia di alcun valore aggiunto da parte di quei liberali che non digeriscono tale schieramento e di quelli che non digeriscono entrambi.

Ci auguriamo che su queste cose sia fatta luce al più presto, per non ingannare tanti amici liberali che hanno accolto con favore l'idea di un Congresso unificatore e che si troverebbero, invece, ad essere strumentalizzati per la ratifica di una Federazione con il Nuovo PSI che si pone dichiaratamente fuori da ogni organizzazione internazionale dei liberali. Unirsi con i socialisti per aderire ad uno schieramento fortemente radicato nei Popolari Europei, non può dirsi il massimo della chiarezza e della coerenza liberale. Se luce sarà fatta e il PL darà ogni garanzia che quel congresso sarà una cosa seria, siamo certi che da esso potrà levarsi alta e forte la voce di chi vuole una casa comune a tutti liberali, a qualunque anima essi appartengano; senza pelose protezioni di sorta e senza interessati servilismi a qualsivoglia schieramento; senza fantasmi di un passato poco glorioso, ma con uomini nuovi autorevoli e credibili; senza presunzione di vivere di rendita su un nome o su una ideologia, ma con l'umiltà di riscoprire nei problemi di questa società quelle soluzioni che pongano al centro l'individuo con le sue libertà ed i suoi diritti. Questo è il nostro auspicio. Un auspicio che contiene in sè il monito a rispettare la dignità dei liberali, a non offenderli con le solite trame della peggiore politica, ad assecondare quello spirito alto e nobile che li anima nel voler essere se stessi in contrapposizione a schieramenti e partiti che liberali non sono, per riscattarsi dalla rassegnazione, dalla frustrazione e dalla prostrazione. Se tutto ciò sarà, allora verrà compiuto un primo importante passo verso quegli Stati Generali che si terranno nella primavera prossima. Se tutto ciò non sarà, allora l'iniziativa appassirà nello spirare di un soffio e renderà ancora più vivo, sentito e partecipato quel grande progetto che regge gli Stati Generali.

Ritorno al proporzionale - Cambiare tutto per non cambiare niente

Il 2004, decennale delle prime elezioni con l'interpretazione "bipolare" del sistema maggioritario, passerà alla storia come l'anno della sconfitta del bipolarismo. Sinistra e destra hanno ferito a morte il sistema maggioritario, sia introducendovi la quota proporzionale, sia organizzandosi (unici al mondo) in ammucchiate di partiti per fregare i collegi uninominali a qualsiasi altro possibile concorrente. Non ci stancheremo mai di dire che tutto ciò è una vergogna non minore dei sistemi elettorali di qualsiasi "repubblica delle banane". La prova ? Cresce impetuoso nei cittadini il rifiuto della politica. Sono sempre meno quelli che vanno a votare, nonostante campagne elettorali da centinaia di milioni di euro ed il bombardamento dei massmedia asserviti alle due coalizioni. Non solo i cittadini non vanno più a votare, ma i sondaggi d'opinione ci dicono che anche tra quelli che votano sta crescendo la voglia di non votare più gli schieramenti di destra e di sinistra.

Un segnale arriva anche dalle schede elettorali, se è vero che alle elezioni europee (dove si vota con il proporzionale) circa 800.000 cittadini che, nella quota proporzionale, avevano votato i partiti dell' Ulivo nel 2001, non li hanno più votati alle europee. E alla sinistra, in queste elezioni, si è aggiunto anche D'Antoni che nel 2001 aveva raggranellato quasi 900.000 voti. Ancora peggiore il risultato per lo schieramento di destra, al quale sono venuti a mancare il ragguardevole numero di circa 3.500.000 voti. Sono dunque 4.300.000 cittadini che, nel breve volgere di tre anni, hanno voltato le spalle ai partiti della sinistra e a quelli della destra. E nessuno dica che la colpa è del sistema maggioritario, perchè questi calcoli sono stati fatti sui partiti che si sono presentati alle Europee 2004 con il proporzionale, e alla Camera (2001) nella quota proporzionale. Nè le cose cambieranno se alle prossime elezioni politiche si dovesse votare con un sistema proporzionale, assistito (anche i partiti hanno bisogno dello Stato assistenziale !) da soglie di sbarramento; da premi di coalizione; dalla disparità di trattamento tra partiti coalizzati per i quali non vale lo sbarramento e partiti non coalizzati per i quali invece vale lo sbarramento; da liste bloccate per favorire le segreterie di partito e il nepotismo dei leaders (medici personali, ma anche avvocati ed altri professionisti, imprenditori finanziatori, etc.). Stiamo a vedere quale altra diavoleria inventerà l'italico genio perverso dei nostri padroni della politica.
Che la si giri dalla parte del maggioritario o da quella del proporzionale, l'Italia resta sempre una "repubblica delle banane", almeno sotto il profilo elettorale.

E se fosse solo un problema elettorale, pazienza! Il guaio è che non c'è neppure una politica capace di dare una risposta ai problemi sempre più angoscianti dei cittadini: la spesa quotidiana delle famiglie e le loro entrate, i loro risparmi non più possibili e, ove esistenti, spesso rapinati, i servizi pubblici (dalla sanità alla scuola, dalle infrastruttore viarie ai trasporti, alla giustizia), il mondo dei giovani ai quali non viene più offerto un lavoro retribuito ma solo stages gratuiti: l'Italia soffre di una crisi che mai si era vista sin qui. Segno che non è una vergogna solo il sistema elettorale, ma tutta la politica italiana nei cinque anni di governi di sinistra e in questi tre di governo della destra.

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Qui sotto pubblichiamo il lungo articolo con il quale l'Avv. Vittorio Vivona è intervenuto il 27 agosto nel dibattito ospitato dal quotidiano "L'Opinione" sulla costruzione di una "casa laica". Chi fosse interessato alla lettura di tutti gli interventi, può trovarli cliccando qui.

Colmare il vuoto di valori

Caro Direttore,
spero che il mio intervento non giunga fuori tempo massimo, a dibattito chiuso ed iniziativa archiviata. Così come spero che vorrà perdonarmi la lunghezza dello scritto, peraltro non superiore a quella di altri interventi. Proprio perché il dibattito non va chiuso e liniziativa non va archiviata, ho passato le scorse settimane dagosto a rileggere tutti gli interventi pubblicati dal suo giornale. E stata una riflessione obbligata per me che da tre anni profondo le mie modeste forze e capacità nel progetto di Liberalitalia, lassociazione (non è un partito politico) che si è posta il fine istituzionale di far incontrare, dialogare e collaborare partiti, associazioni, gruppi, liste e singoli, a qualunque anima liberale essi appartengano.

Un lavoraccio, fatto di centinaia di contatti ed incontri su tutto il territorio nazionale; già, perché nessuno può neppure immaginare che in ogni angolo del nostro Paese cè una sezione di partito, unassociazione, un gruppo che tiene alta la fiammella delle idee e dei valori liberali. Ma quando si tratta di passare dal mero censimento - o anche solo dallincontro - al dialogo e alla collaborazione, allora si è presi dallo sconforto.
A prevalere non è la coscienza di idee e valori comuni; non è neppure quella voglia di autodeterminazione ed assunzione di responsabilità in coerenza con idee e valori che dovrebbero essere nel dna di chi, per essi, ha saputo in epoche lontane combattere e talora sconfiggere duchi, granduchi, principi, re, imperatori, duci e financo papi; non è neppure la condivisione di quelletica della democrazia che ti fa orgoglioso di essere diverso dagli altri ed accettare dessere oggi minoranza - anche esigua - per poter prendere domani nelle tue mani, pur tra mille difficoltà e sacrifici, la guida della tua esistenza. Quelletica della democrazia liberale, per la quale il ruolo di una minoranza è essenziale quanto quello della maggioranza; tanto essenziale da costituire esso stesso la garanzia di ricambio delle maggioranze.

A prevalere è invece, troppo spesso, un pragmatismo cinico, vuoto di valori; è l?affidarsi alle grazie ed ai favori del principe di turno, per tentare di togliersi da quello stato di prostrazione del quale non possiamo incolpare la mala sorte o i nostri avversari, ma solo noi stessi, la nostra pochezza, la nostra imbecillità, la nostra ignavia. Ci siamo smarriti come liberali, ma soprattutto abbiamo smarrito la nostra dignità di uomini e donne liberali. Una dignità che non può essere nobilitata da una pelosa affermazione di lealtà verso questo o quel principe che ci ha magnanimamente distribuito qualche favore personale, salvo poi sparlarne sottovoce per non irritarlo troppo. Il gesuitismo non appartiene al lessico liberale. A noi liberali appartengono, invece, la schiettezza e, se necessario, lirruente determinazione nellaffermare - e combattere per - idee forti e valori irrinunciabili. Forti ed irrinunciabili, perché tali devono essere le nostre libertà individuali ed i nostri diritti, sempre più sbeffeggiati, limitati, quando non conculcati nei sepolcri imbiancati dei vecchi e nuovi comunitarismi statuali e religiosi; quando non offesi dagli orpelli di interessi particolari e di categoria.

Ebbene, caro Direttore, se - come credo - lo spirito del Suo appello è proprio quello di smuovere le coscienze sopite, gli intelletti impigriti, i comportamenti gesuitici di troppi liberali, allora Liberalitalia ed io siamo con Lei e con tutti coloro che vogliono ritessere la tela di un nuovo movimento liberale in Italia. Un movimento che non può che essere unitario, se sappiamo trovare, nelle sempre nuove sfide che la società ci pone, il senso dellessere liberali qui ed oggi; se sapremo dimenticare dessere eredi di qualcuno e di qualcosa, perché spesso le eredità tramandano, insieme ad un patrimonio, anche conflitti e risse famigliari. E in noi stessi, più che nei nostri avi, che dobbiamo trovare la ragione del nostro essere liberali qui ed oggi.
Il determinismo non ci appartiene, ma ci appartengono invece il libero arbitrio e lautodeterminazione. Più urgente di un possibile incontro con le forze del socialismo liberale italiano - non distanti da noi, come ci ha ricordato Biagio Marzo - mi pare sia linterrogarsi su ciò che siamo e vogliamo essere. I fratelli Craxi e De Michelis un loro partito lhanno già, un programma e una linea politica pure. Ce lo ha ricordato anche Attilio Bastianini. E noi chi siamo? Questa è la domanda che ci pone Mario Adinolfi. Ed è anche la sfida che dobbiamo raccogliere nei termini evocati da Davide Giacalone: La vitalità del nostro mondo (e dico vitalità, non sopravvivenza) non è affidata alla bandiera del punto percentuale, ma alla forza di dare idee e politica ad unItalia non rappresentata. E di farle pesare su un mondo politico che continua a riscuotere la maggioranza dei voti, ma che è in visibile affanno didee e di classe dirigente.

Non è un caso, dunque, che nellappello lanciato da Lei e da Giacalone cè la proposta chiara per un programma, un progetto, una casa comuni. E credo che tale proposta, salvo qualche eccezione, sia stata trascurata nel dibattito che ne è seguito. Invece, essa è centrale. Lo è nellesatta successione da voi formulata e che vede al primo posto un programma comune. Un partito liberale può nascere solo se tutte le componenti che gli daranno vita sapranno investire, della stesura di un manifesto programmatico, personalità di primo piano delle professioni, delle università e della cultura, che godano della loro fiducia e di quella dei cittadini liberali anche - e ancor più - se non militanti o non schierati; personalità che garantiscano autonomia ed indipendenza nel lavoro che dovranno fare; un lavoro di analisi e monitoraggio dei problemi della società italiana, oltre che di elaborazione di idee e proposte liberali per la loro soluzione.
Un Collegio di Saggi, dunque, più che un consesso di vecchi litigiosi leader e loro gregari. Perché la prostrazione delle forze liberali, la suggestione che su di esse hanno esercitato altre formazioni politiche, linsterilirsi delle liste degli iscritti, labbandono della competizione politica ed il rifugio dei più nellastensionismo, è una responsabilità che grava anche - perché non deve essere un alibi per le responsabilità di ciascuno di noi - su quei leader, sulla loro incapacità nello svolgimento del ruolo che essi hanno sin qui rivendicato a sé. Che sia mancato loro il carisma personale, o un disegno strategico convincente e vincente, o entrambi, non fa differenza: devono rientrare nei ranghi e non frapporre ostacoli a che i liberali possano riacquistare nerbo ed energia.

Non a caso ho usato queste ultime due parole, perché sono le stesse che Stefano De Luca ha usato nellannunciare un congresso dei liberali ad ottobre. Unoccasione importante che non può e non deve essere finalizzata alla gregarizzazione verso questo o quello schieramento. Quando afferma che il congresso di ottobre dovrà ridare nerbo ed energia alla Casa delle libertà, si pone in rotta di collisione con il sentire ed il volere - a volte solo il sognare - della maggior parte dei liberali, che non vogliono rafforzare, bensì fiaccare sia la Casa delle libertà di Berlusconi & C., sia lUlivo di Prodi & C. sono i nostri naturali avversari: non dobbiamo mai scordarlo! Contro questi avversari non è illusorio attendersi un crescente largo consenso da parte di un elettorato largamente sfiduciato e deluso da essi.
Il nostro è un elettorato che non crede più nelle battaglie isolate di questa o quella forza liberale, perché si è temprato nel sacrificio imposto dal divide et impera: proporgli sodalizi innaturali, coperti da spregiudicati machiavellismi, mi sembra offendere la dignità, la sensibilità e lintelligenza dei liberali cui ci rivolgiamo. Mi sembra anche sottovalutare lintelligenza di un Berlusconi che sta sempre più manifestando la volontà di non crescere serpi nel proprio seno.
Dunque, per le ragioni che ho esposto più sopra, mi sembra imprescindibile che quel manifesto programmatico, del quale parlavo pocanzi, non debba costituire merce di scambio per accordi con gli schieramenti di destra e di sinistra.

I nostri avversari, a destra come a sinistra, devono sapere che in Italia si è avviata una stagione politica nuova, che i liberali ci sono con le loro proposte ed i loro uomini, che il totem del cd. bipolarismo può essere abbattuto, perché una democrazia liberale o è pluralista o non è tale. Il problema non è maggioritario Sì o maggioritario No, se è vero che in Gran Bretagna un partito liberale è in ottima salute e oggi può competere egregiamente con laburisti e conservatori; per non dire del Canada dove i liberali sono il primo partito, seguiti da altri quattro che rispecchiano le stesse differenze politiche che si ritrovano in Italia.
Il problema per i liberali italiani è solo quello di ritrovare lorgoglio di esistere e di combattere le proprie battaglie contro gli avversari di destra e di sinistra. Per concludere, non condividendo quanto auspicato da De Luca ma aderendo al Suo appello, caro Direttore, il desiderio mio e di Liberalitalia è che, se congresso dei liberali ci sarà ad ottobre, esso costituisca il momento della scelta e dellinvestitura del Collegio dei Saggi, rimettendo agli stati generali liberali, promossi da Liberalitalia per la prossima primavera, il compito di presentare agli italiani il manifesto programmatico liberale, formalizzare su di esso ladesione di tutte le componenti liberali e la costituzione di un nuovo partito liberale unitario ed autonomo.
Il compito, soprattutto, di muovere ad entusiasmo i tantissimi liberali che, stanchi di cialtronerie e machiavellismi, vogliono un partito tutto loro, capace di misurarsi elettoralmente con la destra e la sinistra, senza complessi dinferiorità - come Lei ci ha giustamente ricordato - e senza timori derivanti da un sistema elettorale che sarà anche brutto ed iniquo quanto linterpretazione bipolare che - unici al mondo - ne hanno dato i nostri avversari, ma non è un carcere.


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