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RE: Non esageriamo !
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RE: Non esageriamo !
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RE: Non esageriamo !
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riflessioni nel mese d'aprile
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RE: Non esageriamo !
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Non esageriamo !
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Il Prof. Pier Franco Quaglieni, docente e saggista di storia contemporanea, è direttore generale del Centro Pannunzio di Torino. Ci ha inviato questo articolo, già pubblicato da "L'Opinione" il 27 febbraio e noi lo proponiamo volentieri ai nostri lettori, perchè significativo del servilismo di tanti uomini di cultura verso il potere. Dal fascismo al comunismo allora, come oggi dal comunismo al berlusconismo. |
Il caso del torinese Giulio Carlo Argan, celebratissimo storico dell’arte, ex sindaco di Roma in quota Pci, nonché senatore della Repubblica nei cosiddetti indipendenti di sinistra è passato quasi inosservato, malgrado un saggio su di lui pubblicato nell’ultimo numero della rivista «Le carte e la storia». Eppure il saggio intitolato «Note sulla carriera amministrativa di Giulio Carlo Argan» dimostra in modo inequivocabile che egli si iscrisse al partito fascista nel 1928 e venne nominato provveditore agli studi nel 1936 da Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon, allora ministro dell’educazione nazionale.
All’età di di ventisette anni venne nominato provveditore, fatto di per sé del tutto eccezionale. Per salvare in qualche modo la figura di Argan c’è chi ha scritto che egli fu costretto dalla necessità di lavorare ad iscriversi al partito fascista, quasi fosse obbligato a seguire necessariamente la strada della pubblica amministrazione. Tanto per citare un caso, anche lui come Argan allievo di Lionello Venturi all’Università di Torino, Mario Soldati si servì di una borsa di studio per andare negli Stati Uniti e tentare di diventare cittadino americano, visto che il regime non gli piaceva affatto. Non cercò , ad ogni costo, la carriera come dimostra la scelta fatta da Argan.
C’è stato anche chi, pur di non intaccare l’immagine del maestro, ha rivalutato «l’accorta politica di cooptazione del regime» fascista e persino la figura del quadrum viro della marcia su Roma De Vecchi, capo del fascismo torinese, da sempre considerato, secondo la vulgata, rozzo, ignorante, in una parola, squadristico. La figura di De Vecchi è infatti , secondo il difensore d’ufficio del gerarca, «da qualche tempo oggetto di analisi più attente che in passato». Infatti De Vecchi, scegliendo Argan, avrebbe fatto una raffinata operazione politica volta a creare consenso , individuando un énfant prodige come Argan. Peccato che chi recupera De Vecchi si sia recentemente schierato contro ogni ipotesi revisionistica della storia del ventennio fascista, stilando una vera e propria lista di proscrizione su «Micromega», come abbiamo avuto modo di scrivere su questo giornale recentemente.
Noi possiamo consentire sull’opportunità di ristudiare , sine ira et studio, De Vecchi dopo che persino Starace è stato oggetto , e neppure recentemente, di una qualche attenzione. Gli stereotipi non ci piacciono e riteniamo che tutto debba essere oggetto di indagine storica serena e rigorosa ad un tempo.
Ma proprio alla luce di questo principio ci risulta difficile non diciamo difendere ma neppure giustificare l’ «antifascista » Argan che, finita la guerra, passò, come tanti intellettuali, armi e bagagli, al Pci, assolto dai suoi peccati politici da Togliatti, senza neppure doversi sottoporre alla benché minima penitenza. Il caso di Argan è il caso di tanti altri, d’accordo, ed Argan non va demonizzato per questo.
Ma non si può neppure sottacere che l’antico allievo di Lionello Venturi a Torino divenne provveditore agli studi nel 1936, mentre il suo maestro e protettore, essendo tra gli undici professori che non giurarono al fascismo, dovette lasciare la cattedra e finì per andare in volontario esilio in Francia.
Appena Argan non potè più godere dell’aiuto di Venturi, si rifugiò sotto le ali protettrici di De Vecchi, neppure di Gentile come fecero altri, con altra dignità. Il «caposquadrista» della sua città natale divenne il suo mentore. Ed Argan archiviò il magistero di Venturi, salvo poi, dopo il ’45, vantarsi di esserne stato allievo.
Fece scandalo la letterina di Bobbio a Mussolini, ma essa è nulla rispetto alle scelte di Argan. Si ridimensiona persino, al suo confronto, il caso di quel Luigi Firpo che, già laureato alla scuola di Gioele Solari, scriveva articoli inneggianti a Mussolini, ad Hitler, all’antisemitismo e produsse persino una ispirata e commossa poesia dedicata al Duce.
Argan fece carriera , nel 1938, l’anno delle leggi razziali, diventando niente di meno che ispettore centrale per le belle arti del ministero.
Sarebbe interessante sapere cosa egli fece dal 1938 al1945. Così come sarebbe interessante sapere cosa fece Luigi Firpo in quegli stessi anni. Qualcuno, presto o tardi , dovrà pure indagare su questi «maestri» torinesi di eccezionale levatura morale , intellettuale ed ovviamente politica che non furono certo emuli di un Massimo Mila che, scoperto da Croce, patì anni di carcere, senza mendicare nulla dal concittadino De Vecchi.
Sta di fatto che con Argan si è appannata un’altra icona della sinistra torinese ed italiana, considerato il santone dei critici d’arte impegnati.
Non dimentichiamo che il maestro torinese fu quello che dichiarò opera autentica di Modigliani le sculture fatte con il trapano elettrico da alcuni ragazzi di Livorno. Chiunque avesse affermato una simile sciocchezza sarebbe caduto nel ridicolo, ma l’antifascista Argan , allievo prediletto di Venturi, non venne neppure sfiorato dalla più benevola delle ironie. Era un oracolo dell’antifascismo e non andava toccato.
Alla fine ci sorge un dubbio: che De Vecchi non vada rivalutato?!
Pier Franco Quaglieni
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