Caro Vittorio,
ringrazio innanzitutto Tonino Mastrangelo per aver detto con poche parole quello che io non sono riuscito a dire con molte. Ed a proposito del non spaventarsi dei contatti con altri e del camminare in luoghi a noi estranei rammento il motto se hai un cavallo e una spada puoi andare ovunque: mi è sempre piaciuto; credo sia arabo, e lho appreso da Augusto Guerriero, alias Ricciardetto, che i non più giovani certamente ricordano.
Detto questo, e preso atto del diverso punto di vista su vari aspetti, tento di dir meglio ciò che più mi sta a cuore.
E mia opinione che sia un errore:
- continuare a spaccare il capello in quattro,
- considerare importante, valida e nel giusto la propria organizzazione e sette quelle altrui (sto parlando senza riferimenti specifici a nessuno),
- rimanere aggrappati alle sole categorie (un po rozze) del sinistra-destra dimenticando che lo spazio nel quale ci muoviamo è molto più ampio di quello di ad una sola dimensione (cioè la retta, dove stabilito un punto di riferimento diventa chiaro indicare la sinistra e la destra o il più e il meno; mentre ci sono spazi a 2, 3 ed n dimensioni ed è in questultimi che noi ci dobbiamo muovere gli spazi sociali hanno molte dimensioni);
- esaltare ciò che ci divide comprese le piccole benefiche sfumature, dimenticando di esaltare il tanto che ci unisce (un comune sentire, una stessa radice culturale, una comune sensibilità politica);
- ragionare secondo la logica esclusiva del dire meglio fare così che cosà e quindi bloccarsi su questa scelta invece di accettare la logica inclusiva del fare sia così che cosà, ed agire di conseguenza secondo le proprie naturali tendenze;
- rimanere rintanati ognuno nel proprio buco gelosi del proprio particolare.
Se noi continuiamo a fare questi e vari altri errori continueremo a giocare, il che è comunque piacevole e positivo, e faremo anche cosa utile perché in qualche modo, in particolare localmente, riusciremo a mantener viva un minimo di presenza liberale, ma politicamente peseremo sempre poco o nulla.
Se invece:
- mettiamo da parte le nostre chiusure,
- ci rendiamo conto che i vari circoli, centri, raggruppamenti e formazioni liberali sparse per lItalia sono sette solamente se chiuse al loro interno, faziose e corporative (essere piccoli non significa essere setta; quello che fa di unorganizzazione una setta è lo spirito che la anima);
- consideriamo che se ci unissimo il peso, il valore e la capacità di aggregazione del tutto varrebbe molto di più della somma delle singole parti,
se considerassimo tutto questo ed agissimo di conseguenza allora faremmo sì unopera meritoria e valida per il nostro Paese.
Lalleanza di FdL con Lobbyliberal ha iniziato questa operazione (così io intendo questa alleanza). Continuiamola.
Il modo per evitare centralismi, soffocamenti, ridicole e paralizzanti strutture si trova; come si trova il modo per far sì che ognuno, pur in un unico organismo, mantenga la propria autonomia e stile operativo. Cominciamo a parlare di confederazioni, alleanze e intese; meglio ancora cominciamo a parlare di reti o maglie dove ogni nodo può essere una delle attuali organizzazioni liberali. Cominciamo a rompere le paratie! Apriamo le finestre, eliminiamo gli steccati, facciamo circolare aria ed idee, guardiamoci in faccia e stringiamoci le mani. In questa povera Italia, sempre più piccola, angusta e misera, tentiamo un colpo dala; non lasciamola andare alla deriva.
Con stima
Guido Di Massimo
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