Caro Guido,
vedrò di rispondere sinteticamente alle molte osservazioni ed affermazioni contenute nel tuo importante scritto.
1) Mi pareva di aver letto nel messaggio di Tonino un po' di ironia, ma forse mi sono sbagliato e, comunque, sarà lui a precisare il suo pensiero, se lo desidera.
2) Non amo spaccare il capello in quattro, ma d'altra parte credo che non sia giusto neppure considerare quattro capelli diversi come uno solo, secondo una certa concezione platonica che non condivido. Altra cosa - mi sembra - è affermare che quattro capelli diversi possano assolvere insieme quella funzione estetica e protettiva del cranio umano: senza dimenticare che, finchè resteranno solo quattro, anche quelle funzioni apparteranno più al novero delle speranze che a quello delle certezze.
3) Ribadisco - perchè mi pare che questo sia l'errore di fondo di tutto il tuo pur pregevole ragionamento - che non si pone e non si porrà il problema di un confronto tra Liberalitalia e le varie formazioni politiche ( e altro!) che si richiamano ai valori e alle idee del liberalesimo politico; infatti, Liberalitalia non è - e non vuole essere - un partito politico, così come un "mediatore" non è e non deve essere parte di una trattativa. Non c'è quindi alcuna rivendicazione di superiorità o primazia di Liberalitalia rispetto alle parti che devono attuare l'incontro, il dialogo e la collaborazione politica tra liberali. Che non siano "sette" spetta a loro dimostrarlo con i fatti.
4) Sono assolutamente convinto che i liberali non debbano porsi lungo un "continuum" destra/sinistra, perchè sono qualcosa di diverso da tutto ciò che lungo quel "continuum" si pone (ivi compreso il "centro"); su quel "continuum" si pongono i comunitaristi di destra e di sinistra, mentre i liberali sono "individualisti" nell'accezione più nobile del termine. Rilevo, però, che nei fatti troppi liberali si scordino d'essere quel che sono e tendano, invece, ad andare ad occupare questo o quello spazio sul "continuum" destra/sinistra. Ma, a ben vedere, il problema non è neppure questo perchè sono d'accordo con te che non tutto ciò che si pone lungo quel "continuum" può essere pienamente incompatibile con le nostre concezioni di una società liberale. Il problema è, invece, quello di sapere quale sia il ruolo e la funzione dei partiti politici entro una democrazia liberale. La mia opinione è che si tratti di un ruolo dialettico (non nell'accezione hegeliana comunemente intesa) e critico in cui i partiti sono ben distinti, portatori ciascuno di una propria visione della società e di una propria concezione di ciò che è buono e giusto per essa e per gli individui che la costituiscono; dialoganti tra loro, non con il fine di veder riconosciuta, a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo, la superiorità una volta per tutte delle loro concezioni ed idee, ma con l'unico fine di offrire ai cittadini soluzioni ai loro problemi e una scelta di governanti che attuino quelle soluzioni. Finchè sussistono tali premesse, ha senso parlare di "partito politico": diversamente no ! Lasciare agli iscritti ad un partito politico la "libertà" di iscriversi ad altri partiti, costituisce il riconoscimento della cessazione del ruolo di quel "partito politico". In una società pluralista possono esserci tanti luoghi preposti al dialogo politico (circoli culturali, associazioni di categoria, etc.), ma il "partito politico" ha quella specificità che ti ho detto innanzi.
5) Se siamo d'accordo su tutto ciò, credo che si possa essere d'accordo anche su quanto ne consegue. E' necessario creare le condizioni perchè i liberali si riapproprino del loro ruolo "politico" ed operino per trovare uno sbocco politico coerente alle loro conoscenze, esperienze e competenze. Il problema delle tante formazioni politiche d'ispirazione liberale non sta certo nel loro porsi in conflitto con quello "sbocco politico"; tante piccole ed inconcludenti formazioni politiche liberali si pongono, però, in conflitto con quelle condizioni di utilità ed efficacia che devono necessariamente accompagnarsi a qualsiasi azione e, segnatamente all'azione politica. Sotto questo profilo, un partito politico può seguire due strade: confidare solo in se stesso e rafforzarsi fino a divenire punto di riferimento effettivo ed efficace per gli elettori (ognuno lo vorrebbe!); oppure, dialogare e collaborare con le altre formazioni liberali, unire le energie per sfruttare al meglio forze disperse ed incapaci da se sole di onorare al meglio la funzione elettorale di un partito politico. Mi pare che su questo punto noi si sia d'accordo e allora non vedo dove sta il problema di Liberalitalia che si è data proprio il compito, non di essere un partito politico, ma di favorire l'incontro, il dialogo, la collaborazione tra formazioni politiche, associazioni, gruppi, liste civiche liberali sparse sul territorio. Sostenere, però che Liberalitalia debba confluire nella FdL, in LobbyLiberal o in qualsiasi altra formazione politica liberale, significa non aver compreso il compito che Liberalitalia si è data: un compito che può essere valorizzato anche dagli amici della FdL o di LobbyLiberal, ma che cesserebbe se fosse riservato soltanto ad essi o fosse percepito come tale da tutti coloro ai quali si rivolge la nostra proposta di incontro, dialogo, collaborazione tra loro.
6) Liberalitalia ed io stesso non ragioniamo con la "logica esclusiva del meglio fare così che cosà", ma abbiamo analizzato a lungo il terreno sul quale muoverci, lo spazio entro cui operare, il "target" cui rivolgerci (qualcuno direbbe che abbiamo fatto una banalissima operazione di marketing), pervenendo alla conclusione che il "prodotto" che noi offriamo (il nostro "progetto") è più vendibile dagli scaffali della politica locale ogni giorno sempre più importanti e visitati, di quanto sia vendibile nelle sedi dei partiti nazionali (sempre meno frequentate), partiti ai quali, peraltro, non rifiutiamo di offrirlo. Se lo offrissimo solo a questi, oggi come oggi, temo che dovremmo dichiarare fallimento, "fidelizzati" come sono i loro dirigenti ai propri prodotti!
Per concludere, non ho altro da aggiungere se non ribadire che l'invito con il quale concludi il tuo scritto è anche il messaggio di speranza che regge il "progetto" di Liberalitalia.
Ti abbraccio
Vittorio
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