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Risultati dei sondaggi



Un candidato regionale deve soddisfare le logiche spartitorie degli schieramenti nazionali?

Attivo

SI 17% 5 voti
   
NO 73% 22 voti
   
Solo nelle regioni più importanti 10% 3 voti
   
N. votanti: 30


Elenco commenti


Tema: Autore:
Data:
La vicenda Friuli Venezia Giulia
Redazione LIBERALITALIA 11.02.2003 11:10
Abbiamo deciso di proporre questo sondaggio proprio nei giorni in cui si sta consumando la vicenda della scelta del candidato alla presidenza del Friuli V.G. ad opera dei partiti della Casa delle Libertà. La Lega vuole Alessandra Guerra, perchè in nessuna regione del Nord ha un proprio presidente regionale. Gli azzurri friulani di F.I. vogliono riconfermare il presidente uscente Renzo Tondo. Berlusconi, per non sciupare i rapporti nazionali con Lega, ha aperto alla candidatura leghista. Di fronte alla sollevazione degli azzurri friulani, si è offerto di mediare alla ricerca di una candidatura "terza" che, comunque, sacrificherebbe Renzo Tondo.
A noi pare che, in una democrazia liberale, gli schieramenti nazionali ed i loro leaders dovrebbero restare fuori dalla scelta delle candidature regionali e locali: scegliersi il proprio candidato - o i propri candidati - è questione che riguarda i cittadini ed i partiti che li rappresentano a livello regionale e locale. Lo stesso dicasi per le candidature nei collegi elettorali per il Parlamento nazionale. Se proprio c'è chi vuole presentare un unico candidato per più partiti, ci sembrerebbe più giusto proporre - ai popoli di quei partiti - elezioni primarie.
Ovviamente, questa è la nostra modesta opinione. Fateci conoscere la vostra!
   RE: La vicenda Friuli Venezia Giulia
Massimo Bernacconi 14.02.2003 00:03
A mio modesto avviso, il problema è leggermente piu' complesso.

Innanzitutto, non intendo affrontare specificamente il discorso Friuli, che è comunque un caso interessante, ma vorrei cercare di ricondurre la questione a termini piu' generali.

E' un dato di fatto che nei due schieramenti i liberali o comunque coloro che si definiscono tali, siano purtroppo una minoranza. Qualora un partito liberale si unisca ad una qualsiasi delle due maggiori colizioni, perché questa corrente di pensiero sia rappresentata, è necessario che la ripartizione delle candidature nelle varie circoscrizioni regionali rispetti una quota preventivamente fissata a livello nazionale; per fare un esempio pratico, se un partito con il 5% dei voti di una coalizione puo' fare valere la sua percentuale su scala nazionale e ci sono, mettiamo 100 comuni da rinnvare, puo' sperare che gliene tocchino, alla peggio, cinque. E' questa la stessa logica della rappresentanza proporzionale su collegio unico nazionale. Se invece ogni caso dovesse essere trattato isolatamente va da sè che il risultato finale per questo ipotetico partito sarebbe uguale a zero.
Ora, viene il problema delle primarie...in un'ipotesi di coalizione, le assemblee primarie sono inevitabilmente governate e preda delle maggioranze, che sono in genere tutt'altro che liberali e comunque dominate dai partiti maggiori con piu' iscritti...è percio' necessario ricondurre i criteri di ripartizione nelle eventuali primarie regionali al un piu' ampio quadro politico nazionale.

E' evidente che una simile procedura non è certamente in linea con tutta la battaglia per il trionfo del principio maggioritario che si è condotta in questo paese negli ultimi decenni e men che meno con le istanze federaliste e legate al principio di sussidiarietà fondazione di ogni potestà regionale, ma il nocciolo della questione sta proprio qui: se si porta il principio maggioritario alle estreme conseguenze, il prezzo da pagare è la scomparsa delle sfumature dell'arcobaleno politico, e tra i primi a farne le spese sono proprio i liberali di entrambi gli schieramenti, che rischiano di essere ridotti a curiosità zoologica nel caravanserraglio della politica italiana.
     RE: La vicenda Friuli Venezia Giulia
Redazione LIBERALITALIA 14.02.2003 10:07
Il discorso di Massimo non fa una piega, sempre che si accetti e condivida il principio che le varie formazioni liberali debbano aggregarsi a due schieramenti che liberali non sono. Cosa succederebbe se, invece, i liberali si unissero tra loro in concorrenza elettorale con la destra e la sinistra? Forse resterebbero minoranza su scala nazionale, ma potrebbero comunque conseguire una propria autonoma rappresentanza parlamentare: una rappresentanza più autorevole di quella dovuta al proprio asservimento ai due schieramenti; una rappresentanza meglio capace di dar voce a tutti quegli italiani che non si riconoscono negli attuali schieramenti, liberandoli dal ricatto "o di qua o di là".
In molti comuni e province, poi, è assai probabile che riescano ad andare al ballottaggio e in qualche caso riescano a vincerlo. I segnali, che arrivano da molte regioni, di violenti scontri e marcate divisioni all'interno dei due schieramenti lasciano aperta la porta anche all'ipotesi che sia possibile conquistare qualche Regione. In politica è sempre valido il proverbio "chi non risica, non rosica"; non lo è invece quello che recita "chi fa da sè, fa per tre".
       RE: La vicenda Friuli Venezia Giulia
Redazione LIBERALITALIA 16.02.2003 13:26
Ovviamente, la non validità del proverbio "chi fa da sè, fa per tre" è riferita a liberali che vanno in ordine sparso e senza collegamento tra loro.

> In politica è sempre valido il proverbio "chi non risica,
> non rosica"; non lo è invece quello che recita "chi fa da
> sè, fa per tre".

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